Scritto con la S maiuscola. Noi pensiamo che non sia un pezzo di carta e crediamo fortemente che le sue regole vadano osservate e fatte osservare. Non per pignoleria, ma per rispetto di chi fa parte di qualsiasi compagine organizzata. Ogni presidente di associazione dovrebbe tenerselo sempre bene in vista e farsi guidare dalla sua articolata trama di diritti e di doveri. Solo se lo Statuto sarà sempre osservato, il socio di una associazione si sentirà tutelato e garantito, non temerà tradimenti dal suo gruppo dirigente, sarà disposto ad affidarsi con fiducia alle scelte e alle decisioni di chi periodicamente elegge come suoi rappresentanti.
Basta anche una sola inosservanza, magari insignificante, ma sentita come infrazione ad una patto, perché si crei una piccola frattura destinata ad allargarsi e a generare sempre nuove incomprensioni, fino ad arrivare, se non vi si pone rapidamente riparo, con le scuse del caso, a rotture traumatiche.
Ovviamente la prima regola da osservare è l’elezione periodica dei Consiglieri dell’associazione. Se non c’è la legittimazione che deriva da questo atto di vita democratica, tutto sembrerà arbitrario e affidato a persone sospettabili di mire di potere, anche se modesto.
Altrettanto importante è convocare l’organismo eletto (il Consiglio Direttivo) con la periodicità prescritta. Si rischierebbe altrimenti di incrinare il rapporto di fiducia tra i dirigenti.
Occorre poi non dimenticare mai che l’organismo supremo di una associazione è l’Assemblea, alla quale possono partecipare tutti i soci. E’ il momento di più alta espressione della sua natura democratica e nessuna ragione può giustificarne la mancata convocazione alle scadenze statutarie.
Ma non ci sono solo queste regole a dover essere osservate.
Se una associazione amministra danaro, come accade all’Associazione Veneta, bisogna che i bilanci, sia di previsione che consuntivo, siano sottoposti al controllo dei suoi soci e siano anche indicati i modi in cui questo controllo si può esercitare, dandone le opportune e necessarie comunicazioni scritte.
E scritti devono essere anche gli inviti, con gli ordini del giorno, alle riunioni sia del Consiglio Direttivo che dell’Assemblea.
E poi ancora non si può trascurare il controllo del versamento delle quote associative. La quota associativa non è tanto un sostegno finanziario (per noi molto modesto, perché essa è di soli undici euro), quanto piuttosto il segnale di una adesione ad un programma (e ad un sogno ‘razionale’).
Se un socio non versa la quota, noi interpretiamo il suo gesto come una rinuncia ad un impegno comune e scatta di conseguenza il mancato invito alle assemblee (a dire il vero, chi non versa la quota associativa non viene invitato soltanto alla seconda Assemblea dell’anno, quella di novembre). Questo rigore ci ha anche creato qualche problema, perché alle volte la quota non viene versata per dimenticanza o per trascuratezza (ma noi non possiamo saperlo e, d’altra parte, non è un “gesto” da dimenticare o da trascurare”). E così, alla giovane che chiedeva il motivo per cui non fosse stata invitata all’assemblea precedente, ci moriva il cuore dover rispondere “Perché non avevi versato la quota associativa”.
Quella giovane e gli altri nostri soci sanno ora, se non lo avessimo fatto intendere chiaramente, che per noi il versamento della quota associativa è un atto carico di significato.
Crediamo di aver detto l’essenziale. Va comunque ribadito che tutte le regole statutarie hanno la medesima importanza.